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San Massimiliano Maria Kolbe

GLI INIZI

Rajmund Kolbe nacque a Zduńska Wola, Polonia centrale, l’8 gennaio 1894, da una famiglia di operai tessili: dei cinque figli della coppia, solo tre sopravvissero e solo il primo ebbe la possibilità di studiare, date le scarse possibilità economiche dei genitori. Rajmund inizialmente si arrangiò, chiedendo aiuto al sacerdote e al farmacista della città. Quando però nella zona si stabilirono i francescani, anche gli altri due fratelli Kolbe poterono intraprendere gli studi. Successivamente il fratello maggiore lascerà i francescani e diventerà militare, mentre anche il fratello più piccolo entrerà nei francescani per rimanervi, prendendo il nome di padre Alfonso.

 

L’INCONTRO CON L’IMMACOLATA

Subito prima di conoscere i frati minori, Rajmund ebbe una visione della Vergine Maria, intenta a porgergli due corone di fiori, una di gigli (la verginità) e l’altra di rose rosse (il martirio): il giovane Kolbe le accettò entrambe e da quel momento il suo cammino terreno fu legato a doppio filo all’Immacolata.

 

IL CAMMINO CON I FRANCESCANI

Rajmund assunse il nome di Massimiliano nel 1910, all’inizio del noviziato; nel 1914, in occasione della professione solenne, aggiunse il nome Maria. In questi anni soggiornò e studiò a Roma, dove si laureò in Filosofia.

Venne poi ordinato sacerdote il 28 aprile 1918 e l’anno successivo si laureò dottore in Teologia. Scoprì fin da questi primi anni di essere afflitto dalla tubercolosi, che gli tagliava il fiato impedendogli lunghi discorsi e una carriera da professore accademico. Fece così ritorno in Polonia, dove la salute malferma gli ottenne il permesso dai superiori di dedicarsi completamente al suo nuovo progetto: “La milizia dell’Immacolata”.

 

LA MILIZIA DELL’IMMACOLATA

Padre Massimiliano Maria già durante gli anni romani si era reso conto che fosse necessario combattere per la difesa del regno di Dio sotto la protezione dell’Immacolata e aveva fondato, insieme ad altri compagni, la Milizia dell’Immacolata (1917). Tornato in patria, proseguì su questa strada raccogliendo religiosi, professori, studenti, professionisti e contadini attorno al progetto della Milizia: “Rinnovare ogni cosa in Cristo attraverso l’Immacolata”.

 

IL CAVALIERE DELL’IMMACOLATA

Per raggiungere l’obiettivo e diffondere il più possibile la Milizia e il suo proposito, Padre Kolbe fondò, nel 1922, Il Cavaliere dell’Immacolata, rivista che, partita con numero di tiratura limitato, è ancora oggi un caso editoriale senza pari, essendo passata in pochissimi anni a milioni di copie, con la tipografia e i macchinari che seguivano di pari passo.

 

LA CITTÀ DELL’IMMACOLATA

Nel 1927 Padre Kolbe fondò un nuovo convento nelle vicinanze di Varsavia e vi attribuì il nome di Città dell’Immacolata: ben presto i pochi operai si trovarono a convivere con oltre settecento persone e la crescita del convento fu esponenziale.

 

I VIAGGI IN ORIENTE

In questi anni Padre Massimiliano Maria si recò in Giappone, a Nagasaki, dove poté fondare un convento analogo a quello polacco e chiamato il Giardino dell’Immacolata. In seguito passò anche dall’India per verificare la possibilità di fondare un nuovo convento anche lì, ma poi tornò in Giappone ed infine in patria.

 

LA RADIO E LA PRIMA PRIGIONIA

Padre Massimiliano Maria non si fermò alla carta stampata; l’8 dicembre 1938 avviò lui stesso le trasmissioni della Stazione Polacca 3 di Radio Città dell’Immacolata, con cui iniziò a diffondere il messaggio della milizia anche via etere.

Poco tempo dopo la Polonia fu invasa dai nazisti, che ordinarono subito lo scioglimento della Città dell’Immacolata. Padre Kolbe si congedò dai suoi con un’unica raccomandazione: “Non dimenticate l’amore”. Lui e i pochi rimasti furono deportati poco tempo dopo e liberati due mesi dopo.

 

AUSCHWITZ E IL MARTIRIO

Trasformata la Città in un centro di accoglienza Padre Kolbe e i suoi poterono proseguire il proprio lavoro solo pochi mesi: il 17 febbraio 1941 si ritrovò in carcere con altri confratelli che, come lui, avevano rifiutato di prendere la cittadinanza tedesca per essere risparmiati. Il 28 maggio fu trasferito nel campo di Auschwitz. Qui si distinse sempre per dignità e rettitudine, riconosciute da tutti gli altri deportati. Alla fine di luglio uno dei prigionieri del campo riuscì a fuggire e, secondo il regolamento interno, dieci altre persone sarebbero state condannate a morire di fame e di sete. Tra questi, un padre di famiglia si commiatò ad alta voce dalla moglie e dai figli, così Padre Kolbe si fece avanti manifestandosi come sacerdote cattolico e offrendosi di affrontare quella morte in cambio dell’uomo.

La sua agonia durò 14 giorni, ma i carcerieri sentirono salire canti e preghiere dalla cella di Kolbe e dei suoi compagni: alla fine, poiché sia il Padre che altri tre prigionieri erano ancora vivi, furono uccisi con un’iniezione letale.

 

CANONIZZAZIONE

Il 17 ottobre 1971 Papa Paolo VI dichiarò beato Padre Massimiliano Maria Kolbe. Il 10 ottobre 1982 fu proclamato santo e martire della carità da Papa Giovanni Paolo II, che già in precedenza aveva parlato di lui indicandolo come “patrono del nostro difficile secolo”. La memoria liturgica di San Massimiliano Maria Kolbe è fissata il 14 agosto, data della sua nascita al cielo.