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18 ottobre 2019

Motivazioni per consacrarsi

Liberazione dallo spirito di propietà


Il primo motivo ci mostra l’eccellenza della consacrazione di noi stessi a Gesù Cristo per le mani di Maria. Se non si può concepire sulla terra compito più elevato del servizio di Dio, se l’infimo servo di Dio è più ricco potente e nobile di tutti i re e gli imperatori della terra, qualora non siano servi di Dio, quali non saranno le ricchezze, la potenza e la dignità del fedele e perfetto servo di Dio, che si dedica al suo servizio, interamente, senza riserva e per quanto è in suo potere? Tale è un fedele schiavo d’amore di Gesù in Maria, dedicatosi completamente al servizio del Re dei re, per le mani della sua santa Madre, senza nulla ritenere per sé. Tutto l’oro del mondo e le bellezze dei cieli non bastano a pagarlo.

Questa devozione  esige che si diano senza riserva a Gesù e a Maria tutti i propri pensieri, parole, azioni e sofferenze e tutti i momenti della propria vita. Ne consegue che, si vegli o si dorma, si beva o si mangi, si compiano le azioni più importanti o le più ordinarie, si può sempre dire con verità che quanto si fa, sebbene non ci si pensi, tutto appartiene a Gesù e a Maria, in virtù di tale offerta, a meno che non la si sia ritrattata esplicitamente. Quale consolazione!

Come ho già detto, non vi è pratica più indicata di questa per disfarsi in modo facile di quel certo spirito di proprietà che s’insinua impercettibilmente anche nelle migliori azioni. E il nostro buon Gesù concede questa grande grazia in ricompensa dell’atto eroico e disinteressato che si è fatto cedendogli l’intero valore delle buone opere, per le mani di Maria. Se egli dà il centuplo, anche in questo mondo, a coloro che per suo amore lasciano i beni esterni, temporali e caduchi, quale centuplo non darà a colui che gli fa sacrificio perfino dei suoi beni interni e spirituali?
Gesù, nostro grande amico, si è dato a noi senza riserva, corpo e anima, virtù, grazie e meriti: «Mi ha conquistato interamente, dandosi interamente a me», diceva san Bernardo. Non è dunque per noi un dovere di giustizia e di riconoscenza dargli tutto quanto gli possiamo dare? Egli è stato generoso con noi per primo, siamolo anche noi, in contraccambio, con lui, e lo sperimenteremo ancora più generoso durante la nostra vita, nella nostra morte e per tutta l’eternità: «Con l’uomo generoso tu sei generoso».

(VD 135-138)